Zero

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Ci sono dei momenti in cui diventa difficile pensare di poter aggiustare qua e là, di poter fare qualche ritocchino su pochi dettagli. Ci sono momenti in cui è da incoscienti pensare che sistemi che si sono perpetuati per tempi lunghissimi abbiano la possibilità di autoriformarsi.
Arriva il momento in cui è necessario ripartire da capo; azzerare e ripartire. L’anno zero della politica lombarda è la base per far crescere sano e forte il futuro della regione. Senza, tutto il resto rimane utopia.
Diciassette anni di potere formigoniano in Regione Lombardia non si tirano giù dall’oggi al domani. È tale l’apparato di interessi e affari, è così penetrato e ramificato il sistema delle amicizie e dei favori, che senza procedere con l’azzeramento rialzarsi e ricominciare può diventare una cosa complicata. Per risalire la china, quindi, il metodo non può che esser questo: cancellare e costruire di nuovo, secondo altre modalità, con altri obiettivi, soprattutto senza aver contratto debiti di nessun tipo.
In questo senso quindi Anno Zero: rifiuto totale di diciassette anni di errori e di connivenze, di inadeguatezze e di sotterfugi, questo deve essere il presupposto per ripartire.
Azzerare un così lungo periodo di inquinamento e di abuso politico parte certo dal voto alle urne, ma si traduce innanzitutto in alcune svolte radicali. L’elenco non può non prendere in considerazione temi come l’edilizia e le infrastrutture, l’ambiente, la scuola, le energie alternative.
La favola dell’eccellenza lombarda, tanto esaltata da Formigoni, nasconde crepe e distorsioni ineliminabili con semplici ritocchi qua e là. La sanità, vero e proprio fiore all’occhiello secondo il mantra formigoniano, ne è la vetrina principale. Un Anno Zero della politica regionale non è immaginabile se non si comincia a invertire lo spostamento di attenzioni e risorse avvenuto dal pubblico al privato, depotenziando il primo a favore del secondo. A questo si aggiungono gli scandali del San Raffaele e della Fondazione Maugeri. Ma anche, all’interno della sanità pubblica, la spartizione di potere condivisa tra Comunione e Liberazione e Lega Nord. Tutto questo con inefficienze e distorsioni compensate dai ticket sanitari: i cittadini lombardi pagano quelli più alti d’Italia. La sanità insomma deve ritornare a essere vista come servizio per salute del cittadino, e non come business.
Mi vengono in mente il Naviglio Pavese e il Naviglio Grande quando a Milano vengono prosciugati e sul fondo melmoso restano rifiuti e scarti di ogni tipo. L’anno zero della Regione Lombardia significa avere la possibilità di bonificare. Un anno zero che faccia anche piazza pulita di grandi bluff e di vuoti slogan che ci hanno costretto a rincorrere padanie, secessioni, barbari sognanti e corna celtiche.
Un intervento a tutto campo, attuato da una giunta e da un consiglio regionale finalmente liberi da ombre e compromessi, dove davvero le scelte siano ispirate dall’esperienza sul campo, dall’assenza di furberie. Anni di impegno nell’università, nel circolo e nel mensile “Società civile”, nel lavoro come manager e come editore mi hanno insegnato una progettualità che diventa concretezza. Ci vuole impegno e capacità di ascolto, voglia di capire e di apprendere. E naturalmente una quotidianità fatta di umiltà nel proprio lavoro. L’occasione è lì, il 24 e 25 febbraio. Usiamo il voto, la nostra capacità di scelta, per scegliere di cambiare. E scegliamo, scegliamo anche le persone giuste.

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